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BIKE STOP FOR SOCIAL INCLUSION: from guest to host

"Bike stop for social inclusion: from guest to host" è nato di notte. In una di quelle notti di mobilità europee che solo che vive progetti Erasmus+ conosce. Una di quelle notti in cui parli con il referente dell'organizzazione di un'altro Paese europeo e ti accorgi di avere un mondo in comune. 

Il mondo in comune in questione, in questo caso, erano le donne accolte con i propri figli all'interno delle comunità, la difficoltà di orientarle al lavoro e di individuare impegni lavorativi conciliabili con la vita privata in una famiglia monoparentale, perché quando una donna vive da sola con i propri figli, senza un'adeguata rete familiare, ha molti più limiti nell'individuare un lavoro che possa essere compatibile con il ruolo di madre. La questione si complica quando tale ruolo adeguato di madre si deve anche dimostrare  al giudice che ha tra le mani un fascicolo con il nome dei suoi figli scritto in copertina.  

In questa notte di riflessioni  condivise ci troviamo così a pensare, insieme alle nostre college spagnole, una soluzione possibile per inventare nuove alternative, che di fatto è la mission della cooperativa sociale Il Faro. 

Immediatamente ci ritroviamo a sorridere sulla questione comune della risposta classica che le donne in accoglienza ci riportano in riferimento alla nostra domanda su "cosa ti piacerebbe fare" perché la risposta è la stessa per quasi tutte le nostre donne, in Italia ed anche in Spagna: "posso fare le pulizie". 

Sulla frase "Posso fare le pulizie" potremmo scrivere libri. 

"Posso fare le pulizie" non è "Voglio fare le pulizie", ma è l'unica possibilità lavorativa concreta che le nostre donne in accoglienza individuano nella quasi totalità dei casi; è l'unico lavoro che pensando di essere in grado di svolgere in riferimento alla loro bassa autostima, alla loro bassa esperienza lavorativa, ai talvolta assenti titoli di studio ed  alla necessità di individuare subito un lavoro per poter vivere in autonomia con figli e figlie. 

Ma noi del Faro costruiamo alternative e quella notte, con le colleghe spagnole, ne costruimmo una che giorno dopo giorno diventa sempre più significativa. 

Il pensiero illuminante di quella notte fu questo: le nostre donne vivono in comunità per diversi mesi, alcune per anni; inoltre molte di loro provengono da storie di povertà educativa e di percorsi di accoglienza in comunità educative per minori. Tutte conoscono bene come funziona una comunità di accoglienza e sono davvero brave in questo. 

Nelle nostre comunità quando arriva una nuova donna/madre  sono loro il vero motore dell'accoglienza, sono loro che preparano la stanza per la nuova donna, ponendo sempre qualcosa in camera direttamente correlabile all'età dei bimbi o le bimbe che stanno per arrivare, sono loro che all'arrivo immediatamente illustrano dove si trova la loro camera e la cucina, prestando ben attenzione a mostrare quale sia il pensile della cucina dove trovare il caffè e lo zucchero, sono loro che spiegano le regole della comunità (spesso ancor prima che lo faccia la coordinatrice), e sono ancora loro che illustrano dove trovare il supermercato o la farmacia più vicina. 

Sono loro le accolte e le accoglienti, ma nella loro storia vita in comunità loro sono "le accolte", senza sapere di essere "le accoglienti". 

E' da questa riflessione che nasce il progetto From guest to Host, "da accolte ad accoglienti" per trasformare questa competenza informale in una possibilità lavorativa vera e propria, attraverso una formazione non formale da attivare all'interno della comunità stessa, destinando alcune camere all'accoglienza di cicloturisti. 

Abbiamo pensato ai cicloturisti perché loro scelgono il turismo lento e sostenibile e per la loro naturale propensione al dialogo ed al confronto, affinché tale esperienza possa essere significativa non solo sotto l'aspetto dell'apprendimento di competenze in riferimento all'accoglienza turistica in generale, ma anche per ciò che attiene gli apprendimenti informali legati allo stile relazionale ed alla possibilità di aprire la mente verso culture e stili di vita differenti.

E' per questa ragione che abbiamo creato un Bike Stop for social inclusion: from guest to host, la cui ricerca e formazione non formale, condotta in 7 Paesi europei, è stata co-finanziata dall'Agenzia Nazionale Erasmus+ Indire. 

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Per saperne di più 

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